Ho incominciato molti anni fa a seguire i primi astrofili che, fuggendo dall’inquinamento luminoso della pianura, cercavano con i loro strumenti piccoli e grandi la limpidezza dei nostri cieli per scrutare nel profondo infinito. All’inizio seguivo il fascio luminoso di qualche volenteroso che con la sua torcia elettrica indicava ai profani come me le stelle e le costellazioni più importanti. Pianeti e satelliti illuminati dal sole nei loro giri attorno ad esso. L’astrolabio, dapprima incomprensibile, si dimostrava piano piano indispensabile per individuare
le costellazioni e il loro migrare ai nostri occhi durante l’anno. Poi timidamente mi sono avvicinato ai loro telescopi per iniziare a capirne il funzionamento e vedere più lontano. Galassie, nebulose, cluster, stelle antiche in esaurimento e supernove, tutto terribilmente lontano. Galassie lontane anni luce che non distinguiamo ad occhio nudo e dentro una delle quali ci troviamo. Era ed è ancora difficile per me immaginare la nostra Via Lattea come una di queste galassie senza perdermi nel profondo cielo.
Gli astrofili, con l’avvento della tecnologia a distanza e i collegamenti via Internet con gli osservatori si sono un po’ diradati e non frequentano più il Lagazuoi come un tempo, ma sono stati sostituiti dai fotografi che attraverso la tecnologia digitale possono cogliere il cielo in tutta il suo fascino. Le fotografie della Via Lattea e le montagne dolomitiche sono diventate un must anche per chi si cimenta da poco con la fotocamera.
Anch’io con la vecchiaia sono tornato a guardare il cielo solo con i miei occhi, ma è ancora affascinante seguire i cicli lunari, i movimenti delle costellazioni estive ed invernali, cogliere le stelle e ricordarne il nome. Un cielo stellato e il suo lento movimento sono impagabili, donano serenità e riportano al lento trascorrere delle stagioni di un tempo.